La dissalazione è il processo di rimozione della frazione salina da acque contenenti sale, in genere da acque marine, allo scopo di ottenere acqua a basso contenuto salino; l’acqua è poi impiegata spesso per uso alimentare, ma anche per uso industriale, come acqua di raffreddamento.
L’apparecchiatura impiegata è chiamata dissalatore. Viene anche impropriamente chiamato distillatore d’acqua, forse perché in tempi passati tutti i dissalatori erano di tipo evaporativo e quindi a profani ricordavano le colonne di dissalazione; in realtà il tipo di separazione non è, e non è mai stato, una forma di distillazione.
L’acqua potabile non deve essere priva di sali: sia per questioni sanitarie, sia perché l’apporto di certi sali è consigliato (questa è però una pratica svolta in genere a valle del dissalatore stesso, per consentire l’aggiunta dei sali corretti) e perché un’acqua completamente deionizzata sarebbe del tutto insapore, non gradevole al palato. Si lascia quindi una piccola quantità di trascinamenti salini nell’acqua trattata, dell’ordine dei 25 mg/l.
La dissalazione per permeazione viene ottenuta mediante separazione su membrane semipermeabili. Le caratteristiche dell’acqua e del rigetto sono simili alla tipologia precedente; non è però possibile raggiungere il recupero totale della parte acquosa in quanto le membrane per osmosi inversa non consentono il trattamento di fasi solide, se non prevedendo una sezione evaporativa. Un caso particolare è la dissalazione per elettrodialisi.
Il tipo ad osmosi inversa viene impiegato per produzioni da piccole a grandi per ordini di grandezza da 1 a 10 000 m3/h e per qualità simile alla dissalazione evaporativa.
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